A seguito dello scioglimento delle Camere e dunque la fine della legislatura si è posta la domanda se i parlamentari uscenti – specie coloro che sono al loro primo mandato – potranno o meno godere della pensione.
In Italia dal 2012 la normativa sul vitalizio per i parlamentari ha subito delle modifiche: difatti per avere diritto alla pensione al compimento dei 65 anni, senatori e deputati devono avere maturato contributi da attività parlamentare per almeno 4 anni, 6 mesi e un giorno. Calcoli alla mano, dunque, se le prossime elezioni si svolgeranno il 25 settembre, la data di insediamento delle nuove camere è fissata presumibilmente al 15 ottobre ovvero 20 giorni dopo il voto, superando di fatto la data minima per il superamento dei 4 anni e 6 mesi richiesti.
Dunque, nonostante molti ipotizzano che la data delle elezioni sia stata scelta appositamente per permettere a molti parlamentari di assicurarsi il raggiungimento dei requisiti, allo stato attuale a tutti i deputati sarà garantito l’intero importo pensionistico della legislatura e questo rappresenterebbe un traguardo importante specie per i parlamentari al primo mandato che vedrebbero così salva la “propria pensione”.
Il Codacons, proprio al fine di scongiurare qualsivoglia dubbio in ordine a quanto emerso sui mass media, ha presentato una segnalazione alla Corte dei Conti del Lazio chiedendo di accertare i fatti e valutare se possano sussistere sprechi di denaro pubblico a danno della collettività e, conseguentemente, sanzionare eventuali scelte dannose per la collettività stessa.
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