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Affidare compiti critici a personale non qualificato nel settore digitale non è un modo per risparmiare, ma un investimento ad alto rischio.

Giuseppe Terzo Lo Parrino - Esperto Trasformazione Digitale
Giuseppe Terzo Lo Parrino - Esperto Trasformazione Digitale

Affidare compiti critici a personale non qualificato nel settore digitale non è un modo per risparmiare, ma un investimento ad alto rischio. Ne parla  Giuseppe Terzo Lo Parrino, esperto in trasformazione digitale, amministratore dell’azienda Dbway Srls ed autore del libro Mindset della trasformazione digitale.

Il termine “danni collaterali” si usa in modo particolare nel linguaggio militare e viene utilizzato per indicare le conseguenze, sempre indesiderate, di operazioni belliche che comportano, fra i civili,  costi altissimi in termini di vite umane. Nella vita di tutti i giorni si utilizza per indicare le conseguenze, negative e non previste, di qualunque azione da noi compiuta. Il termine, quindi, ben si applica anche alle nefaste conseguenze determinate da alcune scelte aziendali; conseguenze che non sono mai desiderate e che, molto spesso, portano all’esborso di cifre, riparatorie o nascoste, considerevoli.

Ma come si innescano questi contorti meccanismi che producono “danni collaterali”?Nell’ambito dell’informatica, della comunicazione, della trasformazione digitale i momenti che conducono a generare danni collaterali fanno spesso capo alla mancanza di consapevolezza, alla errata percezione del valore delle informazioni e dei sistemi che le gestiscono, all’assenza di considerazione strategica.

Nascono, in particolare modo, dalla volontà di ridurre i costi aziendali e da una pessima valutazione di costi e benefici.

É dannoso, per esempio, affidare la responsabilità di un sistema informativo, ma vale anche per il proprio sito aziendale o per la comunicazione social ad un dipendente solo perché dimostra maggiore dimestichezza con il computer rispetto agli altri dipendenti. Non possedendo la capacità professionale adeguata, non sarà in grado di soddisfare le richieste degli utilizzatori del sistema informatico risultando inefficiente. Inoltre il danno sarà maggiore se il dipendente avrà trascurato il suo precedente ruolo per soddisfare la nuova incombenza.

É dannoso, per esempio, ascoltare i suggerimenti e i consigli dell’amico (cugino) di turno. Di solito è una persona, che partendo da conoscenze informatiche di base, cerca di risolvere le problematiche con tentativi, spesso più dannosi che risolutivi.

Due situazioni che, ahimè, portano inevitabilmente a danni collaterali.

Il meccanico e l’appassionato di motori.

Siamo tutti d’accordo sul fatto che possiamo considerare il furgone aziendale uno strumento di lavoro? Mi consente di spostare le merci che vendo, di raggiungere i miei clienti, di prestare assistenza come officina mobile, e così via dicendo. In pratica mi consente di produrre utile. Ipotizziamo che questo importante strumento di lavoro si guasti.

Posso portarlo a riparare da un professionista oppure, per ridurre i costi aziendali, di portarlo dall’amico appassionato di motori. Superficialmente entrambi conoscono i motori, entrambi ne apprezzano la meccanica ed entrambi sono in grado di descriverne il funzionamento e le caratteristiche tecniche.

Tuttavia ciò non è sufficiente a garantire la riparazione del mio veicolo.

Mentre il professionista, individuato il guasto, procederà sicuro verso la sua riparazione contando non solamente sulle sue conoscenze da amatore ma su esperienza, conoscenza degli schemi di montaggio, schede tecniche, cacciaviti e chiavi adeguati, luci adatte, e tutta la miriade di strumenti che compongono una buona officina. L’amatore pur dotato di buona volontà, potrà contare solo sulla superficiale conoscenza acquisita su riviste di settore o racimolata qua e là sui siti internet. Procederà per tentativi, utilizzerà attrezzatura non adeguata e non rispetterà valori di sicurezza ad esempio in bulloni che necessitano di precisi valori di coppia di serraggio. Procedendo in questo modo potrebbe sostituire parti funzionanti e utilizzare oli e altri liquidi non adeguati, fino anche ad arrecare dei danni lui stesso.

Ovviamente la scelta sembra ovvia, affidare il furgone ad un amatore comporta grossi rischi e un’alta probabilità di dover fare visionare il mezzo ad un meccanico professionista che si troverà così a dover riparare sia il danno iniziale sia quello causato dall’amatore con un evidente aggravio di costi.

Ma se siamo capaci di intuire bene le conseguenze dell’affidare il mezzo ad un amatore piuttosto che ad un professionista perché non avviene lo stesso nel capo dell’informatica dove, tra l’altro, il costo da pagare in caso di errore è di molto superiore a quello di un qualsiasi intervento di riparazione di un furgone?

Perché non siamo in grado di attribuire il giusto valore a ciò che chi lavora nel settore informatico fa. Perché attribuiamo valore soltanto a ciò che possiamo vedere e toccare e l’informatica, si sa, è composta da una miriade di specializzazioni con un comune denominatore, l’intangibile.

Quindi avviene uno strano livellamento verso il basso, dove un professionista con trent’anni di esperienza vale come un amico smanettone, che è il nostro corrispondente dell’appassionato di motori. Affidare a lui determinate mansioni vuol dire mettere a rischio ben più di un componente di ricambio o di un motore intero. Quando si parla di informatica, comunicazione digitale e commercio elettronico si coinvolgono settori portanti dell’azienda, entrano in gioco la sicurezza, l’immagine, il fatturato e determinati errori possono portare a condizioni negative irreversibili.

Affidare compiti critici a personale non qualificato nel settore digitale non è un modo per risparmiare, ma un investimento ad alto rischio che può generare costi nascosti e danni a lungo termine ben superiori al presunto “risparmio” iniziale. Le conseguenze economiche dirette sono solo la punta dell’iceberg, con impatti indiretti e a cascata che possono compromettere la stabilità e la crescita futura dell’azienda.

Tra le conseguenze economiche dirette ci sono, ad esempio:

  • I costi di riparazione e recupero dati: l’intervento di professionisti per sanare i danni iniziali e recuperare dati persi comporta spese spesso elevate, superando di gran lunga il costo di un intervento professionale preventivo.
  • La perdita di vendite e mancato guadagno: i blocchi operativi, i malfunzionamenti del sito web o dell’e-commerce impediscono di effettuare vendite e servire i clienti, generando un immediato calo del fatturato.
  • I costi di inattività del personale: quando i sistemi informatici non funzionano, i dipendenti non possono svolgere il proprio lavoro, con conseguente perdita di produttività e costi salariali improduttivi.
  • Le sanzioni legali e i risarcimenti: le violazioni della privacy o normative sulla protezione dei dati possono portare a pesanti sanzioni da parte delle autorità competenti e a richieste di risarcimento da parte dei soggetti lesi.
  • I costi di ripristino dell’immagine: dopo un danno reputazionale causato da errori di comunicazione o problemi di sicurezza, l’azienda potrebbe dover investire ingenti somme in campagne di marketing e pubbliche relazioni per riconquistare la fiducia dei clienti.
  • Gli investimenti inutili o da rifare: L’adozione di soluzioni tecnologiche inadeguate o mal implementate può portare a dover rifare investimenti, con una doppia spesa per l’azienda.

Poi ci sono le conseguenze economiche indirette e a cascata, tra queste:

  • La perdita di clienti e opportunità future: la reputazione danneggiata rende più difficile competere sul mercato.
  • L’aumento dei costi operativi a lungo termine: sistemi inefficienti e non ottimizzati possono portare a un aumento dei costi operativi nel tempo (consumo di risorse, manutenzione complessa, necessità di personale aggiuntivo per compensare le inefficienze).
  • La difficoltà nell’attrarre e trattenere talenti: un ambiente di lavoro con sistemi informatici problematici e una scarsa attenzione alla tecnologia può rendere difficile attrarre e trattenere personale qualificato, che preferirà aziende più moderne ed efficienti.
  • La perdita di vantaggio competitivo: un’azienda con una infrastruttura digitale inefficiente e insicura è meno agile e reattiva ai cambiamenti del mercato, perdendo terreno rispetto ai concorrenti più strutturati e tecnologicamente avanzati.
  • La difficoltà nell’ottenere finanziamenti o partnership: una cattiva gestione dei sistemi informatici e potenziali problemi di sicurezza possono rendere l’azienda meno affidabile agli occhi di investitori e potenziali partner commerciali.
  • L’impatto sulla valutazione dell’azienda: in caso di vendita o acquisizione, i problemi infrastrutturali e di sicurezza possono svalutare significativamente l’azienda.
  • Gli effetti psicosociali interni: un clima di incertezza, frustrazione e inefficienza dovuto a problemi tecnologici può minare il morale dei dipendenti e la coesione aziendale, con ripercussioni sulla produttività generale.

La metafora del meccanico e dell’appassionato di motori dipinge chiaramente i rischi di affidare compiti delicati a figure non professionali. Sebbene la buona volontà e una superficiale conoscenza possano illudere di contenere i costi, nel complesso e strategico mondo dell’informatica, della comunicazione digitale e del commercio elettronico, l’improvvisazione si traduce inevitabilmente in una spirale di ‘danni collaterali’ ben più onerosi e, talvolta, irreparabili. Non si tratta solo di riparare un guasto visibile, ma di proteggere il cuore pulsante dell’azienda: i suoi dati, la sua reputazione, la sua sicurezza e, in ultima analisi, il suo futuro.

Investire in competenze professionali non è un costo da evitare, ma un investimento strategico imprescindibile per navigare con successo nel complesso ecosistema digitale e scongiurare quelle ‘nefaste conseguenze’ che, come abbiamo visto, sono tutt’altro che ‘collaterali’.

Parla con me della tua azienda, il primo incontro online è gratuito (link a https://www.giuseppeterzo.it/contatti/ )

 

Giuseppe Terzo Lo Parrino

www.giuseppeterzo.it

Autore del libro

Mindset della trasformazione digitale, Falletta editore (To)

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