Civici di centro-destra, ma pur sempre civici restano e non hanno intenzione di ripararsi sotto l’ombrello di una sigla partitica. Monta sempre di più, in provincia di Ragusa, la polemica sulle posizioni di alcuni sindaci che, seppur alle scorse elezioni provinciali di secondo livello abbiano sposato la causa Schembari, continuano ad orbitare nel civismo. A chiedere chiarezza a questi sindaci e il centro-destra che chiede chiarezza e trasparenza a partire dal primo cittadino del capoluogo ibleo Peppe Cassì che, nonostante la sua storia politica e la sua netta presa di posizione per le provinciali, continua ad essere un sindaco Civico. Lui dal canto suo ha risposto, in una intervista a Il Domani Ibleo di non aver mai chiuso nessun accordo pre elettorale con quelli del centrodestra: “Tutti conoscevano la mia condizione di sindaco civico-ha detto- ma nessuno mi ha chiesto di fare una scelta o mi ha posto delle condizioni. Gli accordi vanno fatti prima e sul comune di Ragusa non è stato fatto nessun accordo. Per cui adesso non comprendo questa accelerazione, la ritengo inopportuna e incoerente”.
Civica rimane anche la sindaca di Modica, Maria Monisteri, seppur anche quest’ultima abbia sposato la causa Schembari ricoprendo un luogo di primo piano nell’amministrazione provinciale.
Per tanti il civismo è sinonimo di ambiguità e la non appartenenza ad un area, nel lungo periodo, può portare ad un isolamento. È quello che ad esempio sta accadendo al sindaco di Scicli, Mario Marino, rimasto praticamente solo con una amministrazione tecnica, ma isolato in Consiglio da amici e nemici. Ai sindaci civici una mano tesa arriva dal MPA che, con il coordinatore provinciale Fabio Mancuso precisa che “il tempo delle etichette è finito e che l’azione politica, specie quella amministrativa, si misura nei fatti e non nei comunicati. Chi ha scelto di mettere la propria credibilità personale al servizio del territorio – senza pretendere poltrone, senza rivendicare rendite di posizione – lo ha fatto con spirito di servizio, non certo per alimentare polemiche retrospettive. Il progetto civico Voce Comun- continua Mancuso-, nasce proprio da questo spirito: superare le vecchie logiche di apparato per valorizzare la buona politica che nasce dai territori, che conosce le esigenze delle famiglie, delle imprese, dei giovani, e che si misura ogni giorno con le sfide della realtà, non con i regolamenti di un congresso. Le semplificazioni, le forzature interpretative e il bisogno di identificare “chi sta con chi” appartengono a una stagione che il nostro territorio ha già superato”.
