Quattro anni fa a Ragusa la cerimonia di intitolazione della via dedicata a Giuseppe Minardo, pittore e artista poliedrico nato a Ragusa nel 1916 e venuto a mancare nel 1982.
Era il 6 ottobre del 2021 quando l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Giuseppe Cassì, concretizzò la richiesta avanzata dalle figlie dell’artista (Anna, Katherina, Stefania e Olga) sposata da diverse personalità del mondo della cultura, del giornalismo e dell’arte. Tale proposta fu accompagnata da una relazione firmata dal Dott. Benito Corradini – Presidente Accademia Internazionale La Sponda che ha evidenziato il grande spessore artistico e culturale del Maestro Giuseppe Minardo: “Artista di elevato valore sia per le notevoli capacità interpretative che per l’elegante messaggio di un forte tenore propositivo che ha sempre tenuto alti i reali valori del messaggio dell’Arte e della Cultura, come momento di coinvolgimento sia dell’osservatore casuale che del più avveduto professionista critico d’arte”. Quella dei Minardo è una famiglia di telentuosi artisti
La storia di Giuseppe Minardo:
Un giorno prima della vigilia di Natale del 1916 nasce a Ragusa Ibla, al N 48 di Via Mercato, Giuseppe Minardo. Suo padre Teresio Minardo, ebanista e amante del violino tenta la fortuna a New York (parliamo degli anni 20), ma sfortunatamente nel 1924, quando sua moglie è in attesa del loro quarto figlio, tornando a Ragusa Ibla muore in seguito ad un ictus, all’età di 33 anni. Aveva 8 anni e cercava già allora di mantenere la famiglia facendo giocattoli in legno (cavallucci a dondolo) in cambio di sacchi di ceci e fagioli. Purtroppo avendo avuto la poliomielite era zoppicante ad una gamba. Questo dramma gli causò l’arresto all’età di 8 anni. Per farlo uscire dal carcere sua mamma, la giovane Anna Campo (allora 25 anni) dovette vendere i terreni della attuale diga di S.Rosalia. Questo fatto segnò la sua infanzia e per questo volle andare via da Ragusa Ibla. Andò a Roma e si diplomò all’Accademia di Belle Arti, il suo talento per la pittura era straordinario. All’Accademia di Belle Arti a Roma incontra la donna della sua vita, Vera Macht, prussiana. Sono gli anni della guerra, della fame, dei bombardamenti. Si sposano nonostante le difficoltà e nel 44 nasce il loro bimbo di nome Giovanni che morirà purtroppo all’età di 6 mesi, durante la fuga dalla Prussia Orientale all’Italia. La Roma del dopoguerra è un disastro, ma l’amore per l’arte e per la sua amata Sicilia si fanno strada nei suoi pensieri. In ogni pennellata ed in ogni tratto si riconosce la luce e il colore della sua terra. Negli anni 50 frequenta la Roma di via Margutta con i suoi “100 pittori”, la Roma del “baretto” e del “caffe’ Greco”, cuore pulsante dell’arte. Poeti, scrittore, critici, letterati si incontrano quotidianamente, si organizzano incontri e soprattutto mostre. L’arte è il centro della rinascita. Giuseppe Minardo si concentra con la sua pittura sulle periferie Romane, sul disagio, sul degrado, ma soprattutto sull’uomo. In quegli anni conosce Ugo Moretti, scrittore, giornalista, autore di libri come “Gente al Babuino”, “La ragazza in bibicletta”, “Vento caldo” tanto per citarne qualcuno. Ugo Moretti scrivera’ innumerevoli testi critici sulla pittura di Minardo. Seguiranno testi di Elio Mercuri, Sebastiano Carta, Giuliano Campolonghi, dello scrittore Luigi De Pascalis (autore di innumerevoli libri, ultimo “Il Sigillo di Caravaggio”), di Benito Corradini direttore della galleria la Sponda (Roma, Piazza del Popolo), di Aldo Incitti gallerista romano e direttore artistico della galleria il Babuino a Roma. Mostre di Minardo si susseguono in tutta l’Italia.
Al pittore Giuseppe Minardo è stata dedicata l’ex via n 505, tra via Calipari e via Impastato.
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