Maxi risarcimento per un errore sanitario. L’azienda sanitaria provinciale di Ragusa è stata condannata a risarcire quasi un milione di euro alla famiglia di un 78enne deceduto poco dopo essere stato dimesso dal Pronto Soccorso dell’ospedale Guzzardi di Vittoria la notte di Ferragosto del 2015. L’uomo, che si era recato in ospedale per un malore, morì a casa a causa di un aneurisma dell’aorta addominale non diagnosticato.
Il 78enne fu visitato da un infermiere che, senza allertare il medico di turno e senza eseguire gli accertamenti necessari, gli somministrò un antispastico e un diuretico dopo un elettrocardiogramma, congedandolo e tranquillizzandolo sul suo stato di salute. Gli accertamenti omessi avrebbero potuto far emergere l’aneurisma.
Il Tribunale di Ragusa, accogliendo la richiesta della vedova e dei due figli, ha ritenuto l’Asp civilmente responsabile dell’operato dei propri ausiliari, anche in caso di “condotta gravemente colposa od oltre i limiti delle mansioni assegnate”. La condotta dell’infermiere è stata definita “gravemente negligente”.
In primo grado, il Tribunale aveva rigettato la domanda di rivalsa dell’Asp nei confronti dell’infermiere e del medico, ritenendola inammissibile poiché condizionata al pagamento del risarcimento da parte dell’azienda.
L’Asp di Ragusa ha presentato ricorso alla Corte d’appello di Catania. I giudici d’appello hanno rigettato il ricorso nella parte avanzata contro gli eredi, confermando l’obbligo di risarcimento milionario, ma hanno accolto quello contro l’infermiere. La Corte ha ritenuto ammissibile la chiamata in causa da parte della struttura per esercitare la rivalsa nello stesso giudizio.
Per l’infermiere, l’eventuale risarcimento da pagare all’Asp non sarà equivalente all’importo dovuto agli eredi, ma sarà “pari al triplo del valore maggiore del reddito professionale, conseguito nell’anno di inizio della condotta causa dell’evento, o nell’anno immediatamente precedente o successivo.”
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