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Cronaca

Donna di Scicli morta per shock anafilattico in ospedale, “Accadde anche a me”

Il caso della cinquantasettenne di Scicli Maria Grazia Fiore, morta per uno shock anafilattico il 26 settembre al Garibaldi Nesima di Catania durante un intervento chirurgico di asportazione della tiroide, potrebbe avere avuto un precedente, quasi identico, il 26 ottobre dell’anno scorso nella stessa sala operatoria di Chirurgia oncologica. Quel giorno la trentaquattrenne di Giarre Alessandra Patanè fu sottoposta a resezione del sigma, necessaria per una diverticolosi della quale soffriva, tanto da avere avuto a febbraio una perforazione del colon. Al momento dell’anestesia ebbe uno shock anafilattico in seguito al quale venne portata in terapia intensiva dove si risvegliò l’indomani e da dove, dopo sei giorni di ricovero in reparto, il 2 novembre fu di nuovo operata, questa volta con successo. Oggi sta bene, almeno fisicamente.
“Il 27 ottobre – racconta all’AGI – rinvenni dall’anestesia con le mani gonfie e buchi da tutte le parti, ma non fu niente rispetto a come mi sentii dopo l’operazione del 2 novembre: avevo dolori lancinanti ai reni e per giorni sono stata malissimo fino a quando non ho del tutto smaltito l’anestetico. Nella lettera di dimissioni, peraltro con la data del 26 novembre e non del 26 ottobre, ho poi letto che lo shock anafilattico era stato causato da ‘un farmaco indefinito’. Solo a voce il chirurgo che avrebbe dovuto fare anche il primo intervento, ma che nemmeno ebbe il tempo di toccarmi, mi ha poi detto che mi avevano dato l’Esmeron, ma per iscritto non ho trovato nessun riferimento nella cartella clinica che richiesi a gennaio. Nessun foglio ho visto relativamente al primo intervento. Non c’erano nomi né di medici né di anestesisti. Ho invece letto testualmente che ‘durante le manovre di induzione si assiste a improvvisa desaturazione e ipotensione, si procede a somministrare Bentelan e Trimeton’. Da un anno vivo perciò nell’angoscia di una puntura d’insetto o di ritrovarmi per qualche motivo in sala operatoria. Dovrei fare le prove allergiche, ma ho paura che mi ricapiti un altro shock anafilattico. Avrei dovuto presentare esposto, ma non posso ignorare che mi hanno letteralmente salvato la vita. Difficile scampare a una anafilassi, che è quasi sempre letale”. Alessandra fu operata in Chirurgia oncologica come Maria Grazia Fiore, per la quale domani, martedì 3, è attesa la nomina del medico legale che compia l’autopsia. Il figlio trentunenne Bartolo Rinzo ha nominato, attraverso il difensore di fiducia, un perito tecnico di parte che assisterà all’esame. “Non cerco responsabili – dice all’AGI – ma intento mio e di mia sorella Francesca, che vive a Bologna, è scoprire se nostra madre avesse problemi di tipo genetico che potremmo avere anche noi. La cartella clinica è sotto sequestro per via dell’inchiesta giudiziaria che è stata aperta, dunque ne aspettiamo l’esito per poter vivere tranquilli. La preoccupazione nostra è ancora più grande perché lei non aveva alcuna patologia oltre l’ipertiroidismo. Nel 2021 ebbe un malore intestinale con dolori, vomito e diarrea, per cui venne chiamata l’ambulanza, sulla quale le fu diagnostico il Covid, che è stato causa di ricovero. Ma era una persona che stava bene. Aveva solo una ipertrofia della tiroide che lo specialista endocrinologo le suggerì di fare asportare. E fui io giovedì 21 settembre a portarla al Garibaldi di Nesima per il prericovero. Le fecero tutti gli accertamenti di rito e la rimandarono a casa fissando l’intervento per la mattina di martedì 26. Io, rimasto ad attendere, fui informato del decesso verso le 13, dopo tre ore dall’intervento, e il primario mi disse che l’evento si era avuto per pura fatalità. Certo, può darsi, ma io e mia sorella dobbiamo sapere la verità”.

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