“Un settore chiave della nostra economia. Pronti a fare tutto il necessario per affiancare chi protesta. Pianificare interventi strutturali”.
Questi i concetti illustrati dal Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in occasione dell’insediamento dell’unità di crisi regionale sull’agricoltura, a Palazzo d’Orleans, dopo il fiume umano di proteste che ha coinvolto, da vicino, anche la provincia di Ragusa.
E l’assessore regionale all’agricoltura, Luca Sammartino, rincara la dose. “Non tutte le tematiche – spiega – sono di competenza regionale, ma vogliamo fare gioco di squadra con il Ministero delle Politiche Agricole, visti anche i segnali di apertura della Commissione Europea”.
Oggi, la convocazione delle associazioni di categoria e dei movimenti di protesta per ascoltare, direttamente, le loro rivendicazioni.
In fondo, quindi, un ennesimo faremo, diremo, vedremo. Interventi concreti, parole a parte, poco o nulla. Del resto, imputare agli attuali protagonisti politici le responsabilità di una crisi che parte da molto lontano, appare, francamente, un pò pretestuoso.
Il problema, però, è duplice. Da un lato, l’impossibilità, attuale, di interventi davvero decisi, anche complicati o rischiosi, da parte delle istituzioni regionali e forse nazionali.
Servirebbe sollecitare chi, l’Europa, ha i cordoni della borsa e potrebbe o dovrebbe allentarli, anche a livello normativo, ma per l’Italia, e la Sicilia, è molto difficile fare la voce grossa. Dall’altro la scarsa volontà, di chi oggi protesta, di fidarsi, come ha dimostrato la recente nota del presidio di Modica. Troppe volte inascoltati, troppo tempo è passato. Nel frattempo, l’agricoltura sta morendo. E nessuno dei medici, veri o presunti, attualmente presenti, ha una qualche ricetta per rianimarla.
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