In un’epoca di transizione, in cui muta l’organizzazione delle cure negli ospedali e nel territorio, le “professioni sanitarie” e, in special modo, gli infermieri assumono un ruolo importante.
Le nuove linee guida del sistema sanitario individuano nuovi metodi di cura e di accompagnamento: gli “ospedali di comunità” per le patologie meno gravi o croniche, gli “infermieri di comunità” cui spetta il compito di accompagnare il paziente, nella fase delle dimissioni ospedaliere, per creare un ponte con le cure somministrate dalla medicina territoriale e dai medici di famiglia.
Sono questi alcuni dei temi affrontati dalla conferenza internazionale “Strategie globali per un’assistenza sanitaria equa e resiliente. Sfide e prospettive future per le professioni sanitarie”, che si è svolta a Casa Imbastita, organizzata dall’Associazione Professione Salute, con la collaborazione di A.I.Stom Sicilia e il patrocinio del Comune di Scicli.
Una delle piste di lavoro riguarda la formazione. “In Italia – spiega Rosaria Alvaro, ordinario di Scienze infermieristiche e Pro Rettore all’Università di Tor Vergata – oggi per esercitare la professione infermieristica, il nostro sistema formativo prevede un corso di laurea triennale. Gli infermieri possono poi frequentare una laurea magistrale che ad oggi non prevede degli indirizzi clinici, ma soprattutto lo sviluppo di competenze in ambito formativo, manageriale e organizzativo”.
Un settore che richiede cure specifiche e professionali è quello degli “stomizzati”. A.I.Stom (associazione che raggruppa e rappresenta gli stomizzati in Italia) ha organizzato una delle sessioni della conferenza. “In Italia ci sono 70.000 stomizzati, 6000 in Sicilia – spiega il presidente di A.I.Stom Sicilia, Raimondo Arena – l’applicazione di una stomia è dovuta a incidenti, patologie oncologiche o malattie infiammatorie intestinali. A.I.Stom nasce per tutelare diritti degli stomizzati. Chiediamo equità di trattamento nelle cure tra Sicilia occidentale e Sicilia orientale e spesso diversificati all’interno della stessa Asp”.
Per Pasquale Iozzo, presidente dell’Associazione Professione Salute, “promuovere un’assistenza multidisciplinare basata sul riconoscimento delle competenze specifiche delle diverse professioni sanitarie può migliorare il livello e l’appropriatezza delle cure e dell’assistenza. Favorire una cultura collaborativa tra i professionisti sanitari può portare a un migliore coordinamento delle cure e a una maggiore efficienza nei processi di assistenza ai pazienti”.
La conferenza ha permesso di mettere a confronto varie esperienze, anche internazionali, con apporti provenienti da Canada, Stati Uniti e Albania. “Abbiamo suggerito alla politica – conclude il presidente della conferenza, Gennaro Rocco – degli elementi di valutazione e degli strumenti che – se adottati – potrebbero migliorare la qualità delle cure e dell’assistenza ai cittadini e l’efficienza dei servizi sanitari. Questo lavoro continuerà, con appuntamenti annuali su questi temi, magari sempre a Scicli. Vorremmo favorire il confronto per dare nuove prospettive alla sanità”.
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