Un’operazione congiunta tra diverse forze dell’ordine ha portato al fermo di due presunti scafisti, accusati non solo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma anche di gravi lesioni personali nei confronti dei migranti a bordo dell’imbarcazione. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Ragusa, hanno visto la collaborazione del personale della Guardia Costiera di Pozzallo, della Squadra Mobile di Ragusa e della Sezione Operativa della Guardia di Finanza di Pozzallo.
L’attività investigativa ha avuto un punto di svolta cruciale lo scorso 27 giugno, grazie alle evidenze acquisite da un aeromobile della Guardia Costiera. Decollato dalla Base Aeromobili di Catania e dirottato su un punto a circa 100 miglia nautiche dalla costa, l’aereo ha intercettato l’unità in navigazione, permettendo il rapido intervento di una motovedetta della Guardia Costiera già in mare.
Le prove raccolte dal velivolo si sono rivelate determinanti per l’avvio di un’articolata attività d’indagine. Questa ha culminato con il fermo di due cittadini del Bangladesh, ritenuti responsabili di aver condotto, a bordo di un’imbarcazione di fortuna salpata dalla Libia, un gruppo di 44 migranti. Questi ultimi sono stati successivamente soccorsi e sbarcati a Pozzallo dalla motovedetta CP 325 della Guardia Costiera.
Ciò che ha aggravato la posizione dei due presunti scafisti sono le accuse di violenza. Durante la traversata, infatti, uno dei migranti sarebbe stato aggredito fisicamente dai due indagati. Questo episodio è stato documentato dall’aereo della Guardia Costiera, impegnato in attività di ricerca e soccorso. Il supporto aereo si è rivelato fondamentale non solo per l’individuazione dell’unità, che risultava alla deriva da diversi giorni, ma anche per fornire prove cruciali sugli eventi accaduti a bordo, corroborate dalle indagini prontamente avviate.
Su richiesta della Procura della Repubblica, il Giudice per le Indagini Preliminari ha convalidato il fermo dei due soggetti, disponendo l’applicazione della custodia cautelare in carcere.
Al termine delle attività investigative, i due soggetti sono stati tradotti presso la casa circondariale di Ragusa, a disposizione della competente Autorità Giudiziaria. Le indagini su questo grave episodio sono tuttora in corso, al fine di fare piena luce su tutti gli aspetti della vicenda.
