Ieri mattina si è svolto, presso il Palazzo prefettizio, l’incontro, organizzato da Sua Eccellenza il Prefetto, tra i Deputati regionali territoriali, il Commissario straordinario e il Direttore generale del Consorzio sud-orientale e le rappresentanze sindacali di Flai, Fai e Filbi, per trattare appunto dei lavoratori – tutti, da quelli di ruolo a quelli delle garanzie occupazionale e i sentenziati – che vantano molte mensilità di stipendi non pagati.
L’obiettivo che il tavolo si prefigge è fondamentale: ottenere dalla Regione siciliana un contributo straordinario per Consorzio di Ragusa per consentirgli di pagare gli stipendi arretrati. È stato dato mandato ai deputati di impegnarsi affinché nella prossima variazione al bilancio regionale, da effettuarsi entro luglio, si possa prevedere un contributo sostanzioso per i lavoratori.
Che sia necessario ricorrere in questa fase all’intervento straordinario ci sembra ormai un fatto ineludibile e non più rinviabile. Senza questa boccata di ossigeno i dipendenti del Consorzio di Ragusa non riceverebbe alcun emolumento e i mesi successivi potrebbero determinare una pesante recrudescenza dei movimenti di protesta, che sarebbe complicato governare. Ci auguriamo che le Istituzioni e, in primo luogo, il Vertice del Consorzio (per la verità ultimamente molto distratto) di questo abbia consapevolezza. Spesso ci sembra che quest’ultima sembra mancare o che, se esiste, essa sembra mascherata dal cinismo contratto da chi pensa che ormai è storia dannata e persa porsi o credere che sia ancora percorribile un recupero istituzionale ed organizzativo-econimico di questo ente.
Per il contributo straordinario come Flai ci impegneremo, perché possa divenire reale e concreto entro la fine del mese. Però, dopo pensiamo occorra avviare un percorso diverso, di discontinuità rispetto al passato, che presupponga anche un diverso rapporto tra le organizzazioni sindacali.
Va da sé che non può esserci la perpetuazione, di anno in anno, del contributo regionale. Pensiamo da subito che sia imprescindibile avviare delle iniziative locali che possano inaugurare un graduale ma costante recupero economico dell’ente, che sin qui – è bene ripeterlo – non ha ancora neanche minimamente sfiorato la mente di qualcuno. Anzi, diciamolo pure, questo un ente territoriale ha avuto la stessa sorte dei comuni, molti dei quali gestiti come trampolino di lancio per soggetti politici per trasferirsi all’Ars o per altro. Erano gli anni quando dalla Regione a profusione arrivavano soldi. E quando si congelavano i tributi che dovevano pagare gli agricoltori che ricevevano l’acqua dal consorzio. Una scelta questa dettata più da ragioni politico-elettorale che non per difficoltà degli utenti a pagare i tributi, che ha creato un devastante squilibrio economico-finnziario nei bilanci consortili.
Il consorzio è messo veramente male, sul piano economico è di fatto al disastro. È pieno di debiti e giorno dopo giorno continua a fare altri debiti. Ben venga il contributo straordinario, ma se dal giorno dopo si manterrà la solita gestione che produrrà altri debiti, l’unica strada percorribile sarà sempre chiedere a mamma Regione di mettere una pezza.
La discontinuità deve iniziare a Ragusa e deve iniziare con la capacità di avviare una seria riorganizzazione economica dell’ente, dotandolo di 2 appositi dirigenti (autonomi rispetto alla politica) in grado di riportare l’ente nell’arco di 3/4 anni in una condizione di normalità.
A meno di non voler la morte di questo ente la strada principale da battere è quella sopraindicata. Non è solo quella della riforma dei consorzi, perché anche la riforma più straordinaria possibile se ha come modello organizzazione e gestionale sottostante quello che abbiamo conosciuto negli ultimi anni, ci scontreremo sempre con le emergenze che stiamo affrontando. E con il fallimento dietro l’angolo.
