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Ragusa. Intitolazione a Biagio Pace, favorevoli e contrari

“Al solito, si sta portando avanti una battaglia ideologica che, come nel caso di Pennavaria, non prevede alcuna contestualizzazione storica ma solo l’abbattimento del “nemico” tout court”. Lo dice il presidente dell’associazione culturale Ragusa in Movimento, Mario Chiavola, a proposito del dibattito sviluppatosi attorno all’opportunità o meno di intitolare il museo archeologico ibleo a Biagio Pace e alle manifestazioni, compreso il sit in programma oggi alle 18 in piazza Libertà, organizzate per stigmatizzare la decisione della Regione.

“Rispettabilissime le opinioni di tutti – continua Chiavola – ma mi sembra, come sempre, che si voglia cogliere l’occasione per strumentalizzare vicende del genere a fini politici. Ho letto, nei giorni scorsi, sul quotidiano locale, l’analisi della vicenda fatta dal prof. Stefano Rapisarda, presidente della struttura didattica speciale dell’università presente a Ibla. Il docente universitario ci ha spiegato come occorra evitare di confondere glorificazione con storicizzazione e che l’intitolazione a Biagio Pace si lega al fatto che si tratta di un personaggio legato alla storia dell’archeologia e che, soprattutto, in città simbolo come Berlino, hanno lavorato al superamento della storia e non alla rimozione della stessa né tantomeno dei personaggi. Ben venga, dunque, l’intitolazione del museo a Pace visto che le posizioni politiche di quest’ultimo furono comuni ad accademici di tutta Europa”.

Nel frattempo, gli organizzatori della manifestazione, sottolineano come “al di là di una scelta calata dall’alto senza avere coinvolto il territorio ragusano si tratta di una intitolazione a una persona che ha avuto un ruolo di rilievo nella politica fascista del ventennio e anche dopo la caduta del regime. Ricordiamo che Biagio Pace dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale. Inoltre, non bisogna dimenticare che non fu “semplicemente” uno dei capi del fascismo ibleo, egli fu, soprattutto, uno dei sette estensori, nell’aprile del 1942, del “Nuovo manifesto fascista della razza”.

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